Una bella recensione di Ettore Garzia su Percorsi Musicali.
Poche note sull’improvvisazione italiana: sulla rarità tecnica ed espressiva
“Nel concetto di raro si incontra una postilla del tempo che ne giudica la sostanza attraverso la scarsa frequenza di un comportamento. In verità, gli elementi per condividere appieno il significato della rarità sono ulteriormente sviscerabili e passano dal rapporto tra le strutture universali a cui si fa riferimento e le sembianze caratteriali individuali. Nell’arte la lotta è con sé stessi e con la voglia di trovare una propria dimensione, quanto più affine alla propria volontà e al proprio ego, anche in contrasto con le prescrizioni di quelle strutture universali prima accennate come termine di un rapporto: non sono pochi coloro che sviluppano uno status formativo come compromesso dei piaceri richiesti dalla società, trovando per giunta appagamento, ma eccezionale è la situazione di chi si allontana definitivamente dalle convenzioni o da strade già percorse, per rifugiarsi nella sua vera interiorità di pensiero e azione. In questi casi, la valutazione del “raro” non è automatica poiché la ricerca della dimensione ideale ha bisogno di un lavoro difficile, un’attività preziosa di indirizzo, che deve cercare di ottenere soggettività artistica in un mondo esteticamente riconoscibile, oggettivo, in cui far quadrare canali formativi, istinti, emozioni e sublimazioni.
In questa puntata sull’improvvisazione l’intento è dunque di fornire qualche indicazione di rarità, concentrandomi su basso elettrico ed acustico, violoncello e pianoforte.” […]
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